Danni da carrello
Ho trovato la barca semi affondata ed ho provveduto ad incaricare il mio cantiere di recuperarla ma vorrei una sua consulenza per capire il motivo del danno e se la barca ha difetti strutturali o meno.
In seguito alla ricezione dell'incarico di cui sopra ci siamo recati presso il cantiere che si occupava del rimessaggio dell'imbarcazione del mio cliente ed abbiamo trovato la barca già pronta per la riparazione. E' interessante, ai fini di una valutazione del danno, valutare come si sono svolti i fatti.
Il cliente mi interpella per valutare la barca chiedendomi, in primo luogo, di tranquillizzarlo circa il futuro della barca e la sua sicurezza. Esponendomi il fatto mi evidenzia come abbia lasciato la barca in perfetto stato, all'ormeggio, solo qualche giorno prima e tornando al porto il fine settimana successivo, trova la barca "impiccata" sulle cime d'ormeggio. Salito a bordo scopre che la barca è piena d'acqua, tuttavia riesce a mettere in moto il motore nonostante il vano allagato e, con l'ausilio di pompe e buglioli, riesce a svuotare la sentina. Il Lunedì successivo la barca viene alata e si scopre il danno: una lesione longitudinale lungo la chiglia, subito a poppavia della ruota di prora.
Già al primo impatto, vista la barca, quello che mi sembrava un caso raro si è delineato essere come la normalità: un danneggiamento in fase di manovra; indagando si è scoperto che qualche giorno prima che la barca venisse trovata semi affondata dal suo armatore, il cantiere aveva tentato l'alaggio con il carrello ma non vi era riuscito causa "bassa marea". Fatto sta che troviamo la barca in queste condizioni:
L'area del danno già ripulita da una sgrossatura con evidenza della lesione
La cosa appariva sempre meno chiara, soprattutto il tentativo, peraltro logico, di tranquillizzare il cliente circa la scarsa entità del danno.
Ad un controllo approfondito, tuttavia, il laminato appariva scollato lungo tutto il labbro della lesione e l'acqua colava copiosa alla più dolce pressione. Di fronte a queste evidenze e stante la mia insistenza, le prime ammissioni ci portano alla verità: si è forzato l'alaggio con la barca che è caduta a peso morto sul traverso del carrello.
Il problema di tutto questo non è dato dal danno in se che è e resta trascurabile, ma dagli estremi della tentata riparazione, per fortuna interrotta dal sottoscritto, e dal modo di condurre la cosa che avrebbe portato il cliente ad invocare la garanzia per problemi strutturali, il che avrebbe di certo fermato la barca per non si sà quanto tempo.
In conclusione, accertato il danno, si è in primo luogo suggerito di ampliare la zona di intervento per lo meno fino a quando tutto il laminato appaia integro, evitando di intervenire su pelli già evidentemente distaccate. In secondo luogo si è suggerito l'utilizzo di tessuti multidirezionali abbinati a resine epossidiche, più elastiche ed adesive del poliestere ed in terzo luogo si è suggerito l'utilizzo di microfibre di vetro per addensare l'epossidica al fine di ottenere uno stucco trixotropico e consistente, tale da riempire la lesione e costituire base per il lavoro successivo di stratificazione.
Il costo della riparazione, nonchè dell'opera peritale, estesa alla direzione lavori di intervento, è interamente a carico del cantiere, lì dove lo stesso aveva proposto un preventivo di ca € 500,00 per la riparazione che, per altro, sarebbe stata effettuata in maniera tutt'altro che conforme con grave rischio per il futuro della barca e per la sicurezza in navigazione.
Ultimo aggiornamento (Sabato 17 Aprile 2010 03:24)